FIRENZE – A Firenze è stato presentato il rapporto sulle aree interne commissionato all’Istituto regionale programmazione economica della Toscana – l’Irpet – dalla Commissione chesi occupa di sostegno, valorizzazione e promozione delle Aree interne. Una fotografia di centosessantaquattro comuni – oltre 15mila chilometri quadrati (il 66,5% della superficie regionale) e quasi 880mila abitanti (il 24,1% del totale toscano) – che racconta dove in futuro si dovrà investire.
Se analizziamo i settori di specializzazione, vediamo che l’industria alimentare è rappresentata in tutte le aree, quella del legno e della meccanica in larga parte dei territori. Accomunate da una sostanziale perifericità, le aree interne si distinguono per significative differenze, sia dal punto di vista demografico che economico. Quelle a nord sono più spiccatamente montane, però anche più vicine alle aree maggiormente urbanizzate. Le aree a sud sono prevalentemente più collinari e più lontane dai grandi centri abitati, scarsamente popolate e caratterizzate da un ruolo centrale dell’agricoltura, che interagisce con lo sviluppo turistico, ma quest’ultimo non basta. Lo spopolamento è il tema principale dello studio: dal 1951 a oggi le aree interne toscane hanno perso 215mila abitanti (il 20% della popolazione di partenza) e il loro peso sul totale regionale è crollato dal 31 al 24%
Nel 2023, nel comprensorio delle aree interne, tra le principali difficoltà, è emersa quella di reperire servizi: scuole di piccole dimensioni (fenomeno delle pluriclassi e insegnanti precari con alta mobilità), con rischio di apprendimenti più bassi rispetto alla media regionale e minore probabilità di iscrizione all’Università. E ancora carenza dei medici di base, ma anche di sportelli postali, bancari, farmacie, forze dell’ordine.
Il servizio nell’edizione del Tg9 di domenica 1 dicembre.